Recensione Voglio vivere così

Venerdì 22 settembre 2023 ha avuto inizio la quarta edizione del Festival teatrale nazionale/internazionale IN_visibile, organizzato dalla Compagnia dei Giovani di Trento. Ad aprire le danze è stata la compagnia locale fuori concorso Il Giardino delle Arti con Voglio vivere così.
17 attrici sul palco fanno vivere agli spettatori un viaggio nella Storia vista con occhi di Donne (a partire dagli anni ’30, fino ai giorni nostri) alternando il canto alla recitazione e accompagnate dalla musica live di due fisarmonicisti. Il tutto è suddiviso in quattro quadri, ovvero quattro momenti storici importanti al fine di capire il vissuto di chi ha lottato per l’emancipazione femminile e per ottenere pari diritti e opportunità.
Lo spettacolo si apre negli anni ’30, dove le donne (ancora non coese verso un obiettivo comune e prive di empatia reciproca) danno voce a due diverse correnti di pensiero che all’epoca si alternavano tra la popolazione femminile: la giovanissima Lisa (Roberta Cuel) infatti vuole spronare l’amica Mariù (Daniela Vivori) a non limitare la sua vita all’inseguimento di sogni amorosi e al desiderio di mettere su famiglia, ma a valutare anche un percorso di studio al fine di creare una propria indipendenza e iniziare a gettare le fondamenta verso l’emancipazione.
Le due amiche si ritrovano poi durante la guerra negli anni ’40 (secondo quadro) dove, oltre ad un drastico cambiamento a livello visivo (i colori sgargianti e gli abbinamenti vivaci degli abiti delle attrici vengono smorzati da cupi cappotti e pesanti coperte scure), dapprima stupite della divergenza delle strade prese negli anni, comprendono come sia in questi momenti di estrema difficoltà che conviene unire le forze e cominciare a ricostruire una società femminile coesa verso un’unica meta.
È così infatti che a metà degli anni ’50 (terzo quadro) le due protagoniste, assieme a tutte le altre donne, si trovano a manifestare al suon di slogan per i diritti e le pari opportunità tra uomini e donne come “Famiglia e Lavoro, preziosi come l’oro!”. Temi che risulteranno estremamente attuali, come emergerà dal quarto quadro dedicato alla lettura di alcune leggi promulgate negli anni, a partire dal diritto di voto (1945) fino alle leggi contro la violenza sulle donne (2019).
Ad incorniciare l’intero spettacolo, una serie di fotografie scorrono sul fondale (inizialmente di contesto urbano locale dell’epoca, poi del gruppo di donne che si forma e si coalizza) dietro ad una scenografia estremamente semplice, ottenuta dallo spostamento di sedie e di un tavolino, che contribuisce a focalizzare l’attenzione sui messaggi emergenti dallo spettacolo, tanto forti da non sentire la mancanza di un contesto visivo più articolato.
I quattro quadri dello spettacolo sono decisamente caratterizzati anche dai colori forti degli accessori che completano i costumi delle attrici e si adattano al momento descritto, sia storico che vissuto; anche gli abiti infatti, all’inizio apparentemente slegati e contrastanti tra loro, alla fine si uniformano, mantenendo ognuno il proprio colore di base, ma con una linea comune.
Le canzoni cantate, tratte dal repertorio proprio della musica italiana dagli anni ’30 agli anni ’60, non costituiscono solamente un accompagnamento musicale, ma nella maggior parte dei casi è un vero e proprio sottotesto delle vicende messe in scena e contribuisce a scandire lo scorrere del tempo, ma anche ad alleggerire i forti temi che emergono, così che lo spettatore possa uscire da teatro canticchiando un motivetto, ma carico di spunti di riflessione.

Maria Maestrelli e Mirco Baldessari